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venerdì 16 maggio 2014

Elizabeth Olsen: "Divento mamma...per Godzilla"

Il ritorno di Godzilla, in sala da ieri anche in 3D, non avrebbe potuto essere più terrificante e spettacolare. E lei, Elizabeth Olsen, dà prova di grande talento. Per anni è stata “oscurata” dal successo delle sue sorelle gemelle, mentre invece ora ci scherza su dicendo di essere figlia unica.  La piccola di casa (classe ’89) sembra davvero cresciuta. Nel blockbuster interpreta Ellie, la moglie di Aaron Taylor-Johnson, attore accanto a cui la rivedremo nel sequel di Avengers e che ha già fatto capolino in Capitan America: The Winter Soldier. L’attore qui interpreta il tenente Ford Brody, un ragazzo coraggioso che eredita la missione del padre (Bryan Cranston di Breaking Bad) di “salvare” la terra da una minaccia sconosciuta.  Cosa l’ha spinta ad accettare la parte di Ellie?

 
Uno dei motivi per cui mi sono sentita attratta dal ruolo è stato quello di mettermi alla prova interpretando una madre. Pensa che chi lavora in ospedale come lei abbia la responsabilità degli altri e non solo dei propri figli. La sfida maggiore di questo personaggio è stato capire come bilanciare l’emergenza di quella situazione.  Cosa si prova a ritrovarsi a fronteggiare un mostro?
Non abbiamo considerato la faccenda come si trattasse semplicemente di un mostro ma di una tragedia nazionale, qualcosa di veramente terribile. Noi americani non viviamo spesso simili esperienze, le conosciamo perché accadono in altri paesi, così volevamo ritrarre queste storie che abbiamo visto nei documentari o letto sui giornali e riproporre cosa si prova ad affrontare la gente nei momenti di terrore.  Come ha lavorato con Aaron Taylor-Johnson?


 
Aaron è padre, quindi è consapevole di cosa comporta questo ruolo, tornare a casa e trovarsi con bambini di una certa età e poi di doversene separare.  In Godzilla alcuni aspetti chiave del film sono stati creati digitalmente, come hai capito cosa provava il tuo personaggio in un certo momento?
Il regista ci ha mostrato la previs [previsualizzazione animata]. Non mi era mai capitato di vederla in passato, in pratica erano cartoni animati che reagivano a certe situazioni ed è stato veramente divertente. Mi diceva: ‘Questo è quello che viene da quell’angolo e questo dall’altro angolo’ oppure ‘Questi sono fumo e vetri rotti.’ In pratica mi spiegava cosa sarebbe successo sul set. Ed io di conseguenza, sapendo cosa avrebbero inserito digitalmente, reagivo fingendo terrore o quant’altro.  E come?



 
Guardavo in alto verso un palazzo, la pioggia scendeva a catinelle e pensavo ad un percorso - dovevo fare sette passi indietro, girarmi, guardare e poi la camera si sposta verso destra. Pensavo agli spostamenti di macchina, sotto la pioggia e l’unica cosa che mi veniva in mente era: ‘E se sul tetto del palazzo ci fossero dei cecchini o altro?’. Qualcosa di tangibile, non un mostro enorme. Perché se mi fossi immaginata un mostro avrei reagito con un ‘Wow!’ invece di essere spaventata [Ride].  In quale momento si è divertita di più?
Nelle improvvisazioni con Carson Bolde, il bambino che interpreta mio figlio Sam. Quando siamo a cena parlando del ritorno del padre, abbiamo cercato di non fargli capire cosa stavamo facendo e cercavamo invece di farlo parlare della scuola e per fortuna non ha fatto riferimenti alla sua vera mamma o al papà o alla sorella. Lavorare con un bambino è una sfida veramente interessante: mette a dura prova la nostra pazienza ma voglio rifarlo.  Cos’ha di speciale il film?
La cura per i dettagli della storia è stata veramente fantastica. Non sembrava che stessimo raccontando una storia di mostri, ma di persone. C’erano sempre dei risvolti di significati. Non si può più fare un film solo per stupire. Lo spettatore di oggi è più smaliziato. Quindi è divertente fare parte di un progetto che ha un suo vero punto di vista sulla società, sulla natura e sull’essere umano, sempre tenendo ben presente quello per cui la fantascienza è stata creata. Questi mostri sono stati sempre creati per rappresentare qualcosa a cui la gente non può accedere o esprimere in maniera palese. Ha sempre rappresentato qualcosa di più grande, che col tempo ce ne siamo dimenticati. Ma credo che vi stiamo facendo ritorno. E credo anche che il bello di questi film sia il fatto che rappresentano qualcosa di più ampio e non solo una situazione da fine del mondo.

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